“Oggi che non potevo fare niente”
poesia di Jane Hirshfield
L’attenzione alle piccole cose
Oggi che non potevo fare niente
Oggi che non potevo fare niente,
ho salvato una formica.
Doveva essere entrata con il giornale,
ancora consegnato
a chi deve stare a casa.
Un giornale è ancora un servizio essenziale.
Io non sono un servizio essenziale.
Ho caffè e libri,
tempo,
un giardino,
silenzio abbastanza da riempire cisterne.
Dapprima deve aver camminato
sul giornale, come inchiostro sbavato
che prendeva la forma di una formica.
Poi attraverso il portatile- caldo-
poi sul retro di un cuscino.
Piccola formica nera, sola,
che attraversava un cuscino blu,
si muoveva veloce perché è quello che poteva fare.
Messa fuori al sole,
non avrebbe potuto ritrovare il suo nido.
Allora che cosa ho salvato?
Non sembrava che avesse paura
nemmeno quando camminava sulla mia mano
che la muoveva rapida nell’aria.
Formica, sola, senza compagne,
il cui cuore di formica non potevo comprendere-
come ti va la vita- volevo chiedere.
L’ho sollevata e messa fuori.
Questo primo giorno in cui non potevo fare niente,
contribuire a niente
oltre a stare distante dal mio stesso genere,
ho fatto questo.
I miei occhi , poesia di Jane Hirshfield
Un’ora non è una casa,
una vita non è una casa,
non le attraversi come
fossero porte verso un altro.
Ma un’ora può avere forma e proporzione,
quattro pareti, un soffitto.
Un’ora può essere rovesciata come un bicchiere.
Alcuni vogliono quiete altri vogliono pane.
Alcuni vogliono dormire.
I miei occhi andarono
alla finestra, come fa un gatto o un cane lasciato solo.