Mondo interiore e mondo esteriore
di Etty Hilesum
L’essere umano cerca anche fuori il paesaggio che si porta dentro. Forse è per questo che ho sempre nutrito una bruciante voglia di ampie steppe russe. Il mio paesaggio interiore consiste di grandi, vaste pianure, infinitamente vaste, quasi prive di orizzonte, perché ognuna scompare nell’altra. Quando me ne sto tutta rannicchiata su questa sedia, il capo piegato, in realtà vago per quelle distese immacolate, e dopo un pò mi coglie una sensazione di benessere, di infinito e di pace.
Il mondo interiore è tanto reale quanto quello esterno. Bisogna esserne consapevoli. Anch’esso ha i suoi paesaggi, i suoi contorni, le sue possibilità, i suoi terreni sconfinati. E l’uomo stesso è il suo piccolo centro nel quale mondo interiore e mondo esterno si incontrano. I due mondi si nutrono l’uno dell’altro: non si deve trascurarne l’uno a spese dell’altro o considerare l’uno più importante dell’altro, altrimenti si rischia di impoverire la propria personalità.
Moltissime persone mi appaiono come spezzate a metà, e quindi più o meno amputate, il che dipende forse dal fatto che non hanno consapevolmente riconosciuto come tale il loro mondo interiore. Talvolta le forze del mondo interiore si fanno avvertire, dando alle persone in alcuni istanti una certa sensazione di ampliamento e un assaggio di qualcosa di più rilevante, ma tutto è troppo disorganizzato, troppo caotico e a malapena consapevole.
Quel mondo interiore è un terreno a maggese, incolto, che gli individui non fanno la fatica di lavorare. Non è riconosciuto come un mondo reale. […]
Etty Hillesum, DIARIO, Adelphi Edizioni