La Bellezza è un avvenimento
secondo Francois Cheng
La bellezza è un avvenimento, un’epifania¹, un “apparire là” che ci stupisce e ci abbaglia.
Non è mai statica né interamente svelata: come una montagna per metà nascosta dalla nebbia, o un viso di donna dietro un ventaglio, ci seduce con il suo disvelarsi. Dirò di più: nell’esperienza della bellezza, la reciprocità degli sguardi ha grande importanza.
“Il bello, se non trova interlocutori, se non è colto da uno sguardo, resta pura perdita. È fondamentale l’incontro tra una presenza che si offre alla vista e uno sguardo che accoglie.”
La bellezza, dunque, cos’è?
Per esempio: quando ammiriamo l’altro, se questi ci ricambia lo sguardo, la bellezza ne è aumentata, elevata, e anche noi siamo trasfigurati.
La bellezza è un incontro. La sensibilità cinese si spinge ancora più in là, e crede in uno scambio, un un dialogare di sguardi anche tra l’uomo e la natura, che non è mai inerte e passiva.
Del resto, riferendosi al monte Jingting, il poeta Li Po scriveva:
- “Ci guardiamo senza mai stancarci”.
- Incisione su un monastero montano
“Bivacco notturno al monastero sui monti
Allungo la mano, afferro le costellazioni
Non oso parlare ad alta voce
Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.”
Nota
Epifanìa s. f. [dal lat. tardo epiphanīa, gr. ἐπιϕάνεια, in origine agg. neutro pl., «(feste) dell’apparizione» e quindi «manifestazione (della divinità)», da ἐπιϕανής «visibile», der. di ἐπιϕαίνομαι «apparire»].