Poesie d’amore di Beatrice Zerbini
Prima poesia d’amore di Beatrice Zerbini
Non ho tempo per essere infelice;
mi chiamano per nome gli orologi,
mi invitano alla festa
di salire
i gradini a due a due,
finché ho le gambe;
di bussare alla tua porta,
finché ho la bocca;
di vivere finché
sono viva.
Non ho tempo per essere
un lamento, declinare gli affetti,
tralasciare il miracolo
di amarsi in due
io sto morendo e
ti distillassi l’amore –
un amore normale –,
a partire da ora,
con l’odore del brodo
su per le scale
e gli esami del sangue a digiuno,
le commissioni,
il carrello storto della spesa,
non saprei come
dartelo tutto e come
recapitarti la cura che ti serbo
intera;
amarti mille volte
con una vita sola.

Seconda poesia d’amore di Beatrice Zerbini
Le patate, una cassa di patate:
le guardo appoggiate
l’una sull’altra, come un sonno in colonia,
nel convitto anni Sessanta.
Le ispeziono ammutolita,
dal decoro stipendiato della mia
pausa pranzo, dalla nostra carestia
(di molto pochi giorni insieme);
mentre aspetto,
seduta all’ipocalorico tavolino,
che sa di ceci e rosmarino;
aspetto che
tu ami me.
Sono un tubero anch’io,
non mi prospetto felicità scontate,
amore futuro, padelle o braci,
baci:
ti aspetto al buio,
per non germogliare.
Mi sento
inerme bionda, tutta buccia, soda e
levigata, letargica, dissotterrata.
Qui è tutta un’attesa di nutrirti
o di marcire.
Un’altra poesia d’amore di Beatrice Zerbini
E quando mi lasci,
quando scendi dalle scale
e io sbircio,
in silenzio,
oltre il cancellino,
se dalla tromba
ti sporgi
e guardi su;
quando vedo
le tue spalle,
sei parole come:
digrignamento,
stridore,
Ignazio,
collidere,
incidere,
frignare,
torna.
Mi si sfoglia il cuore
dalla B alla Zeta.
In comode rate (Interno Poesia Editore, 2019), prefazione di Alba Donati