Su l’acqua: cosa ne pensa Erri De Luca
“Fa disperare che milioni di esseri umani soffrano penuria, per supplemento di calamità. Mentre viene l’acquolina in bocca agli speculatori per l’occasione di farsi commercianti d’acqua fresca. È in corso una spinta a concentrare possesso di riserve, rendere preziosa e quindi scarsa l’acqua. Poiché non l’hanno inventata loro, non hanno potuto appiopparle un brevetto, allungano le mani sulla distribuzione. Già da noi quella pubblica degli acquedotti è così trafficata di disinfettanti da ridurre di molto l’uso pubblico. Oggi sembra normale andare a fare spesa d’acqua fresca, tornando dai mercati col carico di litri sotto plastica. A me viene il ricordo parallelo della gente che andava coi secchi ai fiumi, nella città di guerra al di là dell’Adriatico. Lì almeno quell’acqua era gratis, solo pericolosa da raggiungere.
Nelle città in cui capito, mi piace bere alle fontane, assaggiare lo zampillo del posto. Contiene un sapore, una notizia intima del luogo. Napoli ne aveva una, la fonte del Serino, che era addirittura squisita e da qui veniva la fortuna dei suoi impasti di pizza e dei caffè. Nato sul lungomare ho conosciuto tardi i fiumi, quelli di Torino, di Belgrado, la Neretva di Mostar, la Senna di Parigi. Ho lentamente capito i popoli che si sono scelti per residenza un labbro di terra presso una corrente, dando alle loro rive un verso, un viaggio.
La terra sacra è arida. Ma con poca acqua è fiorito il deserto di Negev. Gli israeliani moderni, come i romani antichi sono idraulici. Sanno il valore delle gocce, irrigano con esse. Si può fare, si può risparmiare molto sul consumo in agricoltura.
In certi film americani si è visto il trivellatore di petrolio che si mette sotto il getto finalmente scaturito. Quella è solo una danza di baldoria dell’oro e della propria ricchezza. Sotto il getto d’acqua nuova di un pozzo appena inaugurato si sente di avere accresciuto di un poco la ricchezza di tutti, perché quella spillatura si aggiunge alle correnti, evaporerà, sarà nuvola e viaggerà nel vento fino a spargersi ancora. Si insegnano molte cose nuove nelle scuole e fra queste mi piacerebbe che gli alunni potessero provare sopra qualche campo un poco della mia gioia per il pozzo nuovo, un poco della mia gratitudine per il dono e un poco del mio scrupolo di non sprecarla. Sul mio campo vennero i rabdomanti con il ramoscello fresco e scortecciato in mano per indicare il luogo adatto allo scavo del pozzo. Bevvero un bicchiere di vino, poi andarono a passi lenti e curvi. Indicarono con buona approssimazione la profondità della falda e la portata. Chi ha visto acqua spuntare acqua dal fondo del suolo ha provato una emozione come quella di mungere una nuvola. Il mondo, la natura, la sua crosta regalavano la loro vita fresca, pulita, piena.
L’acqua è una maestra allegra
Ieri ho visto il Lambro che scorre verso Milano.
Un amico mi raccontava che da ragazzo si pigliavano i pesci con le mani, e poi per anni nemmeno un’alga riuscì a spuntare nella sua corrente avvelenata dagli scarichi. Ora con molta pazienza e forza amorosa il tratto fino a milano è stato risanato e sono tornati i pesci, le alghe, gli uccelli. Si può fare, si può tornare indietro e riparare, l’acqua sa perdonare, non è sangue. Si può fare molto, si può chiedere subito che nessuno diventi padrone dell’acqua.
Prima che si scatenino guerre per la sete, si può stabilire che le fonti appartengono alla comunità del mondo, come le nuvole, la neve, il vento, gli oceani, le maree.”
‘Pianoterra’ Erri De Luca, Editore Nottetempo